Perfugas è uno dei maggiori centri dell’Anglona. Circondato da colline coltivate e dedicate al pascolo e all’allevamento, il paesaggio è dominato a est dall’ansa del fiume Coghinas che lo separa dalla vicina provincia gallurese.
Tutto il territorio è ricco di testimonianze archeologiche e nuragiche di grandissima importanza, che dimostrano come Perfugas fu abitato fin dall’epoca preistorica. In particolare lungo il corso del torrente Battàna furono ritrovate le testimonianze del paleolitico inferiore che si attesta sui 150.000 e 500.000 anni fa, insieme ai resti della “Foresta Pietrificata in località S’Attàlza. A questi si aggiungono le architetture nuragiche sparse nell’agro e visibili dall’alto del Parco Paleobotanico come le domus de janas dell’Ariete e Niedda e i nuraghi Tettinòsa, Ruju Anzos, Meju, Crabiles, Cobeltu, Major.
Sono presenti alcune tombe dei giganti Su Paladinu, Puzzu Canu, Sas Luzanas, Pubuliòsa, con veri e propri villaggi i cui resti sono visibili nel Museo Archeologico e Paleobotanico, situato all’ingresso del paese. Il Museo è un interessante tappa nella visita a Perfugas, dove sono ospitate le testimonianze delle civiltà del neolitico e dell’epoca nuragica, tra cui la famosa statuina della “dea madre con bambino”, che costituisce la prima “kourotrophos” in ambiente occidentale.
Di grande interesse è il centro storico del paese, dove si può ammirare l’importante pozzo sacro Predio Canopoli d’epoca nuragica, che fa di Perfugas uno dei pochissimi insediamenti con un “centro preistorico”. I quartieri sono storici sono di epoca medievale, come testimoniano la torre trecentesca (Sa Turre) appartenuta a Percival Doria, signore dell’Anglona e un’altra torre di minori dimensioni detta Sa Turritta. Di fronte alla chiesa parrocchiale è situato il Palazzo del Capitolo (secc. XVI-XVII) mentre altri monumenti religiosi sono la chiesa Santa Maria degli Angeli del XII secolo, il museo diocesano con un retablo del XVI secolo e un simulacro della Vergine del XIV secolo, di stile romanico.
La chiesa campestre di San Giorgio si trova alla periferia del paese, su un costone di roccia vulcanica vicina ad un imponente nuraghe, al quale ha dato il nome. Risalente al XV secolo è costruita in vulcanite rossa in stile gotico-catalano.
Altre chiese del territorio sono S. Maria de Foras del 1160, di stile romanico, una delle più antiche opere bicrome dell’isola di cui si conserva all’ingresso un arco in blocchi di trachite, e la Chiesa di S.Croce che si aggiungono a S.Maria di Perfugas, S. Pietro, S.Vittoria e Spirito Santo.
Detto anche Perfuga, il toponimo deriverebbe, per alcuni dal latino perfugae nel significato di profughi, immigrati. Secondo altri invece, sarebbe composto con il sardo perda, pietra. Il sito fu sicuramente abitato in periodo nuragico e verosimilmente fu il principale centro dei Bàlari. Grazie agli importanti reperti storici rivenuti, la nascita dell’attuale centro abitato si attesta attorno al primo secolo dopo Cristo. Il suo territorio si è consolidato acquisendo nel 1969 la frazione di Crabilleddu anche se nel 1988 ha perso una porzione di territorio aggregatosi al nuovo comune di Erula.
La comunità di Perfugas vive molto intensamente le tradizioni popolari, animando le feste religiose e pagane con processioni a cavallo, canti e balli tradizionali eseguiti rispettivamente dal Coro Matteo Peru e dal Gruppo Folkloristico Ericium. Perfugas ha un importante vocazione agropastorale in particolare nei formaggi tipici prodotti e commercializzati dalla Cooperativa dei pastori perfughesi.
Il Santo patrono di Perfugas è Santa Maria degli Angeli il 2 agosto. Il 23 aprile si festeggia S. Giorgio con la processione dei gruppi a cavallo, che indossano il costume tradizionale. Per tutto il weekend vengono eseguiti balli e canti sardi. Il 31 agosto viene festeggiato S. Isidoro e il 30 novembre S. Vittoria. A fine gennaio vari gruppi di giovani si uniscono per organizzare e preparare la tradizionale sfilata dei carri allegorici di carnevale del caratteristico carnevale, molto sentito dalla popolazione, in cui il giorno di giovedì grasso, gli abitanti si ritrovano in piazza per gustare fave e lardo, vino dolci e frittelle lunghe più di un metro.